Metallica Master Of Puppets

Metallica – Master Of Puppets

Metallica Master Of Puppets

54 minuti e 41 secondi.

Questa è la durata complessiva di Master Of Puppets, terzo album dei Metallica.

Siamo nel 1986, ovvero 2 anni dopo l’uscita dell’ottimo Ride the Lightning e la band di San Francisco ci propone un album che non è solo un disco Thrash Metal, ma è molto ma molto di più.

Questo lavoro prosegue quanto fatto nel disco precedente, ma aggiunge ancora più sostanza, tecnica, inventiva e… musica.

Si dice che il terzo disco per una band può essere quello della consacrazione definitiva oppure quello che ne mostra i limiti compositivi.

Master Of Puppets è più che una consacrazione, è un vero e proprio culto.

Cosa troviamo all’interno di Master of Puppets

Battery si presenta come Fight Fire With Fire (opener del precedente lavoro), ovvero con una intro iniziale pacata per poi sfociare in una tempesta metallica devastante. Brano tiratissimo con al suo interno un assolo di chitarra da far venire i brividi.

Master Of Puppets non è solamente la title track. Master è poesia, è pura goduria e va a definire totalmente l’anima della band e l’anima di tutto un movimento metal.

The Thing That Should Not Be è un pezzo lento, soffocante e pesa cpme un macigno. E’ un brano dalle tinte “Doom”, che inizialmente spiazza ma lascia un senso di angoscia profonda che difficilmente si può dimenticare.

Welcome Home (Sanitarium) è a dir poco favolosa perché unisce la delicatezza di alcuni passaggi alla pesantezza che fino a questo momento i Metallica ci hanno abituato. Brano a dir poco incredibile.

 Disposable Heroes non è di facile assimilazione perchè è piuttosto complessa e a tratti tiratissima. Il sound è potentissimo e trovo l’intro veramente spettacolare. Insomma, un’altra perla di questo disco che si aggiunge ad un lavoro memorabile.

Leper Messiah ha un incedere marziale grazie ad un mid tempo roccioso e un mu.ro sonoro creato dalla sezione ritmica a dir poco impenetrabile. Anche in questo caso troviamo una parte centrale musicale grandiosa dove la band esprime al meglio tutta la propria vena compositiva.

Orion è la penultima traccia di questo meraviglioso esempio di musica. Un pezzo totalmente strumentale dove emerge la grandissima tecnica che contraddistingue Cliff Burton. Un pezzo che fa sognare, riflettere ed esaltare in ogni sua singola nota.

Damage, Inc. chiude questo capolavoro. Qui torniamo ai fasti di Kill’ Em All con un sound tiratissimo e una violenza sonora senza pari. Insomma, una degna conclusione ad un disco che è passato direttamente alla storia.

Conclusione

Master Of Puppets è il punto più alto della discografia dei Metallica. Non solo, questo lavoro è il punto più alto della musica metal. Non ci sono storie.

Questi ragazzacci, senza saperlo, hanno creato un qualcosa destinato a rimanere per sempre nel cuore di ogni persona che ama la musica. Un lavoro mostruoso e geniale dove non esiste un pezzo che sia meglio di un altro.

Il livello raggiunto dai Nostri è assoluto. Non si era mai sentito prima di allora una cosa del genere. Tutto è perfetto, sia tecnicamente che musicalmente. 

Ogni membro della band si esprime al meglio delle proprie possibilità, ma una menzione speciale bisogna per forza farla al bassista Cliff Burton.

Senza di lui certe soluzioni non sarebbero esistite, non solo per il fatto che era il più tecnico della band, ma aveva delle idee innovative che riusciva a mettere in pratica.

Album da avere a tutti i costi e da imparare a memoria.

Curiosità

La copertina di Master Of Puppets è nata grazie ad uno schizzo di James Hetfield, diventando una delle più iconiche al mondo. Le tombe messe in primo piano senza nome, sono un omaggio ai soldati caduti nella guerra del Vietnam.

In brevissimo tempo, l’album vendette più di 500.000 copie, infrangendo ogni record stabilito dalla band.

La risata finale presente nella title track è stata registrata dall’intera band con l’aggiunta di un effetto eco.

James Hetfield si è tatuato sul braccio il giro di basso di Cliff Burton presente nel brano “Orion”.

Il 27 settembre del 1986, la band era impegnata nel tour promozionale di Master Of Puppets ed era in viaggio verso la Svezia. Burton e Hammet si giocarono a carte il posto vicino al finestrino del tourbus, dove vinse Cliff.

La sorte però decise che il mezzo (guidato da un autista mezzo ubriaco e complice la strada scivolosa per via del ghiaccio) dovesse uscire di strada ribaltandosi, uccidendo sul colpo il povero Cliff.

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James Hetfield

Rythm and Vocal

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Lars Ulrich

Drum

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Kirk Hammet

Lead Guitar

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Cliff Burton

Bass Guitar

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